pubblicato su Mentelocale
Se vi piacciono i borghi arroccati, con quel loro connubio di storia e romanticismo, Civita di Bagnoregio, nella Tuscia viterbese, a 110 chilometri da Roma (raggiungibile con l’autostrada A1 direzione Firenze, uscita Orvieto), rappresenta senza dubbio il fiore all’occhiello dei vostri pellegrinaggi alla ricerca dei gioielli da cartolina.
Denominata la Città che muore e dichiarata patrimonio Unesco, sorge abbarbicata su di un blocco di tufo nel bel mezzo della Valle dei Calanchi. Il suo triste appellativo deriva dal fatto che la sua base di appoggio si stia progressivamente riducendo a causa dell’erosione delle rocce e dei fenomeni atmosferici, anche se, addentrandosi al suo interno, il borgo vi sorprenderà per la sua atmosfera.
Un tempo Civita e Bagnoregio erano due diversi abitati collegati da un lembo di terra ormai scomparso; oggi, per raggiungere Bagnoregio – che si erge solitaria sulla sommità di uno sperone di roccia nel mezzo di un canyon – esiste solo una possibilità: un ponte artificiale che parte da Civita, percorribile solo a piedi o con mezzi speciali.
Ed è proprio in questo che risiede l’unicità e la bellezza di questo borgo. Dopo aver lasciato l’auto a Civita, nelle vicinanze del ponte, e armati di scarpe comode, soffermatevi un attimo prima della biglietteria – per accedere si paga una tassa di pochi Euro – e ammirate quello che avete davanti: da quel punto si gode di uno scenario davvero unico ed irripetibile.
L’arrivo a Bagnoregio è contrassegnato dall’ingresso attraverso una enorme porta in pietra di origine etrusca, successivamente arricchita da un arco romanico, a testimonianza di un mix di origini etrusche, romane e finanche rinascimentali: la Porta di Santa Maria.
Varcato il portale l’atmosfera cambia, trasportandovi in una dimensione in cui il tempo sembra essersi fermato. Ciottoli lisci sotto i piedi, mura di pietra, pievi e case a precipizio sul nulla rappresentano i tratti caratteristici di questa antica cittadella. Il fascino del luogo è rappresentato da un’efficace combinazione di storia e natura: il borgo, oltre alla grande piazza – su cui affaccia la chiesa di San Donato, in stile romanico ma con facciata rinascimentale – ancora oggi cuore pulsante del centro, è fatto di vecchie case e qualche osteria in cui è suggestivo fermarsi per un boccone fuori dal tempo.
Non ci sono musei o altre attrazioni, ad eccezione del museo geologico delle frane e della casa, ancora integra nel borgo, di San Bonaventura, di gran lunga il personaggio più famoso del luogo. Ma il solo vagare in quelle viuzze, affacciarvi da terrazze a strapiombo e inebriarvi dell’aria del posto, vale la visita.
È molto caratteristico inoltre partecipare ad alcuni eventi che ancora oggi trovano spazio nella piazza del borgo. L’8 settembre 2019, ad esempio, sarà la volta del secondo appuntamento con il Palio della Tonna, una manifestazione che anima la cittadella due volte l’anno. Per Tonna, ovvero tonda, si intende la piazza attorno alla quale i fantini devono fare tre giri a dorso d’asino. Il palio è infatti un retaggio del periodo in cui l’asino era l’unico mezzo di trasporto capace di inerpicarsi per raggiungere il borgo. Al di là del Palio, la giornata è arricchita da altre competizioni, musica e stand gastronomici, in un clima festoso e divertente.
Rispondi