http://opinione.it/cultura/2017/01/21/dalessandri_cultura-21-01/
Apparentemente due opere estremamente diverse, che hanno però al centro le relazioni, amorose e familiari, di cui indagano l’estrema complessità e l’agghiacciante imprevedibilità.
Lo spettacolo di Fares è una commedia, anche se dal retrogusto amaro, che vede al centro della scena Cristina e Paolo – Claudia Campagnola e Matteo Lucchini – un uomo e una donna che, a circa tre anni dalla separazione, si rincontrano casualmente in una cittadina di provincia. A separarli incomprensioni e tradimenti. Nonostante il tempo trascorso e nuove vite ormai avviate, la ferita tra i due risulta ancora aperta. Insicura, nevrotica e a tratti isterica lei, più razionale, spavaldo e finanche squallido lui. Si ritrovano a discutere della vita che avrebbero voluto, dei figli che non sono riusciti ad avere mentre dall’ospedale giungono le note di un pianoforte che annuncia l’arrivo di ogni nuova vita. Sono entrambi infelici, ma Cristina di fronte alle nuove avances di Paolo sostiene “con gli anni si preferiscono soluzioni in grado di garantirci meno dolore”. Ed ecco la realtà, la vita vera che, anche se apparentemente celata tra le battute dei due personaggi a volte troppo calcati, trasuda ed “esonda” dagli argini del palco.
Sala si avventura invece nelle sabbie mobili della malattia e della disabilità all’interno di una famiglia apparentemente normale. Una storia contemporanea, una riflessione sui temi della vita, della morte, sulla speranza di nuove cure sperimentali e sulla reale incapacità di fronteggiare qualcosa di atteso ma sconosciuto.
Michele si trova in uno stato vegetativo da 15 anni. Sua madre Luisa non si arrende, lo porta in giro, lo accudisce e gli parla ogni giorno come se lui potesse sentirla. A vivere con lei Giacomo, l’altro figlio e Marco, il nuovo compagno scelto dopo la perdita del marito, particolarmente critico verso gli atteggiamenti della moglie. Le speranze sono poche, ma un medico appassionato ricerca da anni un farmaco che possa consentire un risveglio a coloro che vivono in quelle condizioni. A seguito di eccellenti risultati sulle cavie, il medico propone a Luisa la sperimentazione su Michele, in maniera illegale, all’infuori di protocolli medici che tarderebbero ad arrivare. Ma le spese sono a suo carico, e lei ipoteca la casa senza informare né Marco né Giacomo. Michele intanto si risveglia, ormai uomo, e il suo “ritorno”, unito alla sua insofferenza faranno aprire un vaso di Pandora, determinando un vero e proprio corto circuito e l’incrinarsi di dinamiche ormai consolidate, con un epilogo amaro quanto inaccettabile.
Due storie difficili, raccontate con sapienza e con uno sguardo acuto e mai banale sulla società contemporanea e sui suoi tanti limiti, soprattutto comunicativi.
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