In ricordo di un Maestro

pubblicato su Cultura Identità di Luglio

Lo scorso 15 giugno si è spento, a 96 anni, un artista poliedrico ed acuto, considerato uno dei più importanti registi italiani a livello internazionale: Franco Zeffirelli. Il Maestro ha attraversato oltre 60 anni di storia dello spettacolo italiano, muovendosi, sapientemente, tra cinema, teatro e opera lirica, con alle spalle un esordio da attore ed una stagione da costumista e scenografo, sotto la guida di Luchino Visconti. Nato nella Firenze degli anni ’20, ebbe un’infanzia difficile, segnata dal mancato riconoscimento del padre – che giunse solo a 19 anni – e dalla precoce perdita della madre.

Una volta entrato all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, iniziò una carriera unica, brillante, conclusasi solo con l’arrivo della ‘nera mietitrice’ mentre la sua ‘Traviata’, di cui ha curato la regia, avrebbe aperto, di li a qualche giorno, la stagione del Festival Lirico dell’Arena di Verona, e, con lo sguardo sempre rivolto al futuro, attendeva il debutto del suo Rigoletto, in Oman, nel 2020.

Allievo di Visconti – di cui è stato anche compagno di vita – Zeffirelli, padre di due figli adottivi, è stato un genio colto ed anticonformista, nella vita e nell’arte, con una forte vis polemica verso le convenzioni e non soltanto. Cattolico ed anticomunista, è stato senatore con Berlusconi.

Tra gli innumerevoli riconoscimenti ottenuti in vita – due candidature all’Oscar e 5 David di Donatello – anche quello di essere considerato il lettore più attento e geniale di William Shakespeare, che gli valse la nomina di ‘Sir’ da parte della regina Elisabetta per i lavori di adattamento cinematografico delle sue opere. Fra i suoi maggiori successi cinematografici spiccano “La bisbetica domata” del 1967, con Richard Burton e Liz Taylor, e, l’indimenticato “Romeo e Giulietta”, capolavoro dell’anno successivo. Sempre di quel periodo il documentario “Per Firenze” sull’alluvione che colpì la sua città natale, con la quale mantenne un rapporto di amore e odio. Sempre di quegli anni la regia di spettacoli memorabili del teatro italiano come l’”Amleto” con Giorgio Albertazzi e “Chi ha paura di Virginia Wolf?” con Enrico Maria Salerno e Sarah Ferrati. Numerose inoltre le sue aperture della stagione lirica della Scala di Milano, di cui si ricorda una memorabile Aida del ’63.

Ancora, cinematograficamente, “Fratello Sole Sorella Luna”, del 1972, “Gesù di Nazareth”, del 1976, con Robert Powell nei panni di Cristo, “l’Amleto”, del 1990, con Mel Gibson, cui seguì 9 anni più tardi “Un Tè con Mussolini”, in parte autobiografico.

“Il mondo è sempre stato salvato da chi guardava avanti” dichiarò in un’intervista, consapevole, forse, di essere tra questi.

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