Parigi. Juliette ha una vita monotona e piuttosto prevedibile. Agente immobiliare, ripete tutti i giorni la medesima routine: sveglia, metrò, lavoro. Stesso percorso, stesse fermate, stesso orario. E’ così che incrocia lo sguardo dei medesimi passeggeri. Lettrice incallita, di tanto in tanto alzando gli occhi dal suo libro, ama scrutare tra le pagine dei compagni di percorso: l’appassionato di insetti, la ragazza che ama i romanzi rosa e si commuove sempre a pagina 247, la studentessa di matematica…
Un giorno d’improvviso decide di scendere qualche fermata prima. Quella decisione, tanto banale, cambierà il corso degli eventi. Per strada incontrerà infatti Zaide, una bimbetta sveglia ed esuberante che le presenterà suo padre, Soliman, un uomo di mezza età che vive circondato da migliaia di vecchi libri, convinto che ogni volume abbia in fondo ‘un’anima’ e che, se donato alla persona giusta, può cambiare il corso degli eventi.
E’ così che si snoda questa fiaba moderna, “La ragazza che leggeva nel metrò” di Cristine Féret-Fleury, pubblicato lo scorso maggio da Sperling & Kupfer (224pp, 17 Euro). Un omaggio ai libri, al loro intrinseco valore, alla magia che sono in grado di donare al lettore attento. Un esplicito invito alla lettura, che acquisisce importanza tanto più in un difficile momento come questo in cui la pandemia del Coronavirus ci costringe a rimanere a casa.
Il romanzo, per quanto encomiabile nell’intento, stenta a decollare, lasciando il lettore complessivamente deluso e scarsamente ispirato. La narrazione procede infatti lenta, mancando di quel guizzo che possa incuriosire il lettore mantenendolo incollato alle pagine.
Ti vengono in mente dei romanzi che invece decollano fin dalla prima pagina, e poi mantengono un ottimo ritmo fino alla fine?
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Si, credo ce ne siano moltissimi. Se volessimo solo guardare ai classici, citerei senza dubbio Dostoevskij, ma anche guardando più alla contemporaneità potrei suggerirti la trilogia di Carmen Korn sul Novecento di cui il terzo volume è uscito un mese fa, piuttosto che L’arminuta della Di Pietrantonio, Neve di Pamuk, senza dimenticare Stoner, il capolavoro di Williams. Un buon narratore ti tiene incollato fino all’ultima pagina….
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