Vincitore del Golden Globe come miglior film di animazione e candidato all’Oscar 2020 nella stessa categoria, Mister Link arriva oggi nelle sale italiane con Leone Film Group e 01 Distribution. Una favola avventurosa e divertente piena di buoni sentimenti, che con leggerezza affronta tanti temi caldi della nostra contemporaneità. Lo sceneggiatore e regista Chris Butler, come aveva già fatto con il suo precedente lungometraggio ParaNorman del 2012 – sempre prodotto dalla Laika e realizzato in stop-motion – propone la storia di due personaggi, tra loro assai diversi ma ugualmente ‘sopra le righe’ rispetto alla realtà che li circonda – l’Inghilterra vittoriana, un periodo di grandi avventure e memorabili scoperte – alla ricerca di un gruppo che li faccia sentire parte di qualcosa.
Sir Lionel Frost è un audace ma sfortunato esploratore, un uomo raffinato che si considera il più grande investigatore al mondo di creature mitologiche e mostri. Il club londinese di cui vorrebbe far parte rifiuta tuttavia di accettarlo, vedendo in lui la minaccia dell’evoluzionismo e di quella modernità che Frost incarna, inseguendo strane creature come il Sasquatch, considerato come l’anello mancante tra l’uomo e la scimmia.
E’ così che Frost sfida i soci anziani del club, imbarcandosi in un’impresa che lo porta dall’altra parte del mondo alla ricerca di questo strano ‘big foot’ che battezzerà Mister Link (Missing link nel titolo originale, ovvero l’anello mancante). Mister Link è un bestione buffo, ma sorprendentemente intelligente. Si è rivolto all’esploratore perché, irrimediabilmente solo, crede che Sir Lionel sia l’unico uomo in grado di aiutarlo. E’ così che insieme intraprenderanno un’audace ricerca in tutto il mondo a caccia dei lontani parenti di Mister Link – gli yeti – nella favolosa valle di Shangri-La.
Al simpatico duo si unisce anche Adelina, vecchia fiamma di Frost e unica detentrice di una mappa che possa indicar loro la destinazione segreta. Il viaggio sarà costellato di insidie per via di malfattori assoldati dal presidente del club per impedir loro di portare a termine la missione. Il film ha un incedere fin troppo prevedibile, tuttavia a tener alta l’attenzione dello spettatore contribuiscono da una parte la tecnica e dall’altra il grande umorismo che rende alcuni dialoghi davvero memorabili, giocando soprattutto sull’interpretazione eccessivamente letterale che Mister Link – che poi sceglierà di chiamarsi Susan, con un’evidente ammiccamento al tema dell’identità di genere – assegna alle frasi di Frost.
Al di là della storia complessivamente divertente, piena di azione e avventura, il film affronta delle tematiche di grande attualità, ponendo l’attenzione in particolar modo sull’ansia di accettazione che tanto Frost quanto Susan hanno rispetto a quelli che credono esser loro simili e che invece rifiutano con loro qualsiasi contatto.
Come ha scritto Butler nelle note di regia “Scoprire il nostro posto nel mondo non riguarda un luogo, ma delle persone”.
E’ così che il film narra con leggerezza una grande storia di amicizia tra due ‘diversi’ che riusciranno a fare della propria diversità il loro punto di forza andando così a scardinare la pervicace ostilità verso ciò che è altro rispetto ai canoni di normalità che ci autoimponiamo.
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