resentato fuori concorso ad Alice nella città, “Io sto bene” di Donato Rotunnoè la storia di un incontro tra emigranti vecchi e nuovi. Da una parte c’è il vecchio Antonio (Carpentieri), costretto a lasciare il meridione negli anni ’60 per cercar fortuna in Lussemburgo; dall’altra, la giovane Leopoldina detta Léo (Serraiocco), che si è trasferita all’estero per inseguire la sua passione.
Antonio e Leo si incontrano quasi casualmente, ed è la loro profonda solitudine a farli ritrovare. Il primo è smarrito dopo la perdita della moglie Mady e il sopraggiungere della pensione, nella terra straniera che lo ha accolto; la seconda, senza più un lavoro né un alloggio dopo la rottura con il fidanzato, ha un grande fardello da gestire e un rapporto difficile con la madre.
Per Antonio, l’incontro con Léo, quasi in un gioco di specchi, riporta a galla il passato, denso di dolorosi ricordi e di rimpianti. Presente e passato si alternano in questa storia di buoni sentimenti dal gusto un po’ retrò, ben scanditi dal cambio di registro della colonna sonora, che include brani che vanno dai Pooh ai CCCP Fedeli alla Linea e dove spiccano le musiche originali di Massimo Zamboni.
Da italiano cresciuto in Lussemburgo, il regista Donato Rotunno ha voluto raccontare il tema delle radici e dell’immigrazione, proponendo un confronto tra passato e presente. “Prima si andava alla ricerca della fortuna e della solidità. Ora invece mancano completamente i punti di riferimento e si è spaesati. Comunque, un dato di fatto è che chi parte poi non torna più in Italia”.
L’idea di Rotunno era sicuramente positiva e stimolante. Il risultato, nonostante le convincenti interpretazioni di Carpentieri e della Serraiocco, non è tuttavia all’altezza delle aspettative. “Io sto bene” procede in modo lento e un po’ piatto, snodandosi in una narrazione banale che poggia su stereotipi alquanto superficiali.
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