#Libri: “la volpe che amava i libri, una favola moderna per raccontare la vita

“Sarebbe bello […] pensare che siamo stati solo il sogno di uno scrittore, e che la volpe troppo chiusa, il topo troppo dolce, il corvo cattivo dall’ala spezzata sono parti di lui che non dormono […] E che attraverso un inverno lungo e freddo […] tutte queste parti della sua anima, in contraddizione tra di loro, si sono conciliate”.

A soli due anni dal primo romanzo e a distanza di soli pochi mesi dall’ultimo lavoro “La cura del dolore”, Nicola Pesce è tornato in libreria dallo scorso 3 giugno con il suo quarto volume: “La volpe che amava i libri” uscito con Edizioni NPE, (172pp, 12 Euro).

Nel corso di un freddo inverno siberiano, una volpe diversa dalle altre, di nome Aliosha, affamata lettrice, progetta di trascorrere le settimane più gelide nella propria tana immersa tra le pagine dei volumi che ha sottratto in una casa del paese. Una sera tuttavia, il piccolo, dolce ed indifeso topolino Musoritz bussa al suo uscio in cerca di conforto; accolto, si trasforma presto in un amorevole compagno con cui dividere cibo, racconti e confessioni durante quel gelido inverno. A distanza di alcune settimane dall’arrivo di Musoritz, anche un corvo malvagio con un’ala infortunata di nome Ptiza bussa alla tana della volpe, anche se la coabitazione tra i tre si mostrerà, almeno inizialmente, estremamente difficoltosa.

Sotto forma di favola moderna, Nicola Pesce trascina il lettore, con una narrazione fluida e accattivante, in un racconto capace di scavare nelle pieghe più profonde dell’animo umano. Aliosha – il cui amore per la lettura è l’artificio usato dall’autore per esprimere il proprio amore per i libri –

Musoritz e Ptiza incarnano emozioni, paure, speranze e sofferenze, sospesi in una convivenza che si regge su equilibri precari che poi riusciranno a stabilizzarsi. La storia dei tre animali offre all’autore la possibilità di parlare della vita e dell’amicizia e delle tante contraddizioni che caratterizzano l’animo umano.

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