Marco Werba, dal cinema alla musica

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Marco WerbaMarco Werba, classe ’63 è un musicista e compositore di colonne sonore. Niente affatto assimilabile al “Maestro di composizione” elitario e distante, Werba è un vero appassionato (di musica e di cinema), simpatico, aperto e molto disponibile.

Salito agli onori della critica con Zoo di Cristina Comencini (premio Colonna Sonora nel 1989) ha lavorato a numerosi progetti, come il dramma A Dio piacendo (1994) lo storico Il Conte di Melissa (2001), Amore e libertà (2006), Giallo (2009).

Animato da una passione giovanile per il cinema, e autore di cortometraggi, prima di diventare un compositore ha collaborato a testate di settore come CinemaScore e Soundtrack in qualità di corrispondente estero. Una figura particolare e stimolante.

Come è nato il tuo amore per la musica?

Devo ammettere di aver fatto un percorso un po’ atipico. A dire la verità il mio primo amore è stato il cinema. Sognavo di fare il regista. Già a 15 anni giravo corti in Super8, prevalentemente thriller e fantascienza, I robot assassini”, “Il giardino proibito” e “La trappola”. Poi sono arrivato alla musica già consapevole di volermi occupare di colonne sonore. Nel 1977 andai con mio padre – giornalista americano, corrispondente estero di Variety, prima dalla Spagna, Paese in cui sono nato e poi dall’Italia – a vedere “La fuga di Logan”. Il film mi colpì a tal punto che tornai a vederlo una seconda e una terza volta. Mi resi conto dell’importanza della musica associata alle immagini. Le musiche, del Premio Oscar, Jerry Goldsmith, sono di due tipi, musicaelettronica per le sequenze all’interno della città, musica sinfonica per le scene relative agli esterni. Fu così che cominciai a studiare musica, tra Roma e New York.

Ma prima c’è stata una fase da giornalista…

Si, è vero. Per riviste specializzate. E’ stato molto utile, anche perché mi ha consentito di conoscere dei grandi nomi ed assistere a cose meravigliose. Molti compositori americani all’epoca venivano ad incidere alla FORUM di piazza Euclide.

Ho avuto il piacere di incontrare Bill Conti, compositore delle musiche di Rocky, Georges Delerues, compositore di Truffaut, Philippe Sarde autore delle musiche di alcuni film di Polanski. E finanche Piovani e Morricone, quest’ultimo tra i vincitori quando, nel 1989 ricevetti il premio per Zoo di Cristina Comencini.

Quale è il genere di film per cui ti piace di più comporre?

Prediligo film drammatici, di fantascienza e amo quelli in costume. Adesso, anche per fare un’esperienza diversa, sto lavorando ad una commedia napoletana che uscirà in Italia il 12 ottobre “Made in China Napoletano” per la regia di Luigi Schettino, con Tosca D’Aquino, Maurizio Mattioli….

Per scrivere una colonna sonora da dove si inizia? Sceneggiatura o immagini?

La sceneggiatura è importante, ma se c’è già un montato meglio vedere le immagini, anche perché devi scoprire la tipologia di regia. La sceneggiatura è utile per tracciare un tema.

L’unico che fa eccezione è Gabriel Yared che lavora sulla sceneggiatura quasi fosse un libretto d’opera, lasciando poi il lavoro di sincronizzazione al montatore. Yared fa questo esempio: “una bella pietra è bella anche se il diamante è ancora grezzo, poi qualcun altro penserà a tagliarla e a metterla nell’anello”. Lui non si giudica un vero musicista cinematografico ma un musicista che è capitato nella musica da film.Argento-Werba

Personalmente preferisco vedere immagini e fare prove sui temi che ho scritto in precedenza e vedere se funzionano. E soprattutto se piacciono al regista, il che non è affatto scontato.

Quale è stato il progetto che ti ha dato maggiori soddisfazioni?

Senza dubbio Giallo di Dario Argento. Lui tiene molto alla musica. C’era già un compositore coinvolto, quello che in genere lavora con Argento, ma era una produzione americana e volevano un altro compositore. E posso dire che sono capitato nel posto giusto al momento giusto. Il film ha ricevuto numerose critiche negative, ma a me ha comunque dato molta visibilità, anche perché feci una scelta forse atipica, optando per una musica orchestrale.

Progetti presenti e futuri?

Oltre alla commedia Made in China napoletano, ho finito da poco un thriller con Piergiorgio Bellocchio, Seguimi. In cantiere ci sono molti progetti, anche con l’estero, alcuni davvero interessanti – uno su un agente segreto fuggito da Auschwitz, uno sull’astrologo di fiducia e illusionista che insegno a Hitler a ipnotizzare le masse, uno su Marylin Monroe… – ma bisogna capire quali di questi si andranno a concretizzare a breve.

E’ difficile fare il musicista in Italia?

Sicuramente con le produzioni americane si lavora meglio. In generale i film hanno budget più consistenti e anche il compositore ha più margine di manovra. E soprattutto non deve andare a caccia di editori musicali, cosa ormai sempre più frequente nel nostro paese perché spesso non si hanno soldi per editare la colonna sonora. Dietro alle musiche c’è un lavoro enorme che è veramente arduo fare in assenza di un budget adeguato.

300x300 (1)Corsi di formazione, concerti?

Mi sono ispirato a dei corsi seguiti al Mannes College di New York e ho tentato di replicarli anche in Italia. 2 anni fa ho tenuto inoltre un corso specifico di composizione per musiche da thriller.

Sul fronte concertistico ho scritto musiche da concerto, spesso rielaborando musiche di film. Quest’estate ho lavorato in un concerto di 3 movimenti di pianoforte e orchestra da inserire nella prossima stagione concertistica. Sembra esserci interesse da parte di un’orchestra viennese.  Inoltre ho scritto un Adagio per le vittime di Auschwitz, che finalmente è stato inciso. Si tratta probabilmente della mia composizione più importante, per archi e percussioni.

L’idea sarebbe quella di utilizzarlo in un film: se si concretizzasse il progetto sul fuggitivo di Auschwitz sarebbe perfetto.

E tu suoni, quale strumento?

Si, suono il pianoforte, perché è lo strumento più completo. Quando mi capita faccio anche qualche concerto.

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